SAID THE RAINBOW TO THE GRAVE
AMARYLLIS DEJESUS MOLESKI
LUCE GALLERY
Torino
dal 29 ottobre al 22 dicembre 2020
Exhibition view, Said the Rainbow to the Grave, Amaryllis DeJesus Moleski’ solo show, Luce Gallery, Turin, 2020, Photo Andrea Ferrari, Courtesy the artist and Luce Gallery
Amaryllis DeJesus Moleski, I was not a person, I was a place, 2020, gouache, watercolor, acrylic, cut paper, graphite, colored pencil, and airbrush on paper, sheet size 79.6 x 123.4 cm (31.3 x 48.5 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
A Torino, dal 29 ottobre al 22 dicembre 2020, Luce Gallerypresenta la mostra personale “Said the Rainbow to the Grave” di Amaryllis DeJesus Moleski.
L’artista afro-portoricana si interroga sulla rappresentazione di donne - queer, femme, brown e nere -, che a lungo sono state escluse dalla narrativa artistica dominante.
Interessata al simbolismo delle immagini, ma anche appassionata di storie fantastiche e mitologia, Amaryllis DeJesus Moleski dipinge e disegna figure femminili del futuro che formano un linguaggio visivo con cui raccontare creazioni terrene e cosmiche.
Nelle opere corpi sinuosi con un terzo occhio si congiungono ad elementi terreni, come arcobaleni, pioggia, pietre, ossa, fiori e tuoni. Il suo immaginario dai colori iridescenti e fluorescenti si ispira a illustrazioni alchemiche, religiose, spirituali e antiche, concepite per essere lette come testi.
Said the Rainbow to the Grave
Amaryllis DeJesus Moleski
Testo mostra di Adeeba Afshan Rana, poetessa
Amaryllis DeJesus Moleski si concentra su ciò che sentiamo, ma non possiamo vedere. L’iridescenza metallica e i colori fluorescenti scintillano, illuminando un piano di sopravvivenza che fa rivivere le mitologie antiche. Said the Rainbow to the Grave esamina e modifica i nostri punti di riferimento e i nostri simboli per ciò che significa essere umani. L’arcobaleno urge, si riallaccia alle storie dei Taino che parlano di riconoscimento e punizione. La storia chiede di essere nominata.I fantasmi sono in carne e autonomi, parlano all’indicibile che è anche la fine.
Dalle montagne e lune, alle rose e riflessi di luce, DeJesus Moleski considera l’arcobaleno come un ponte che collega la tradizione, la terra e la dimensione spirituale. Ha accuratamente evocato un linguaggio di spiriti e retaggio, ricordandoci come la creazione sia molto più lenta del consumo. Il suo lavoro ripiega il tempo e la curatela sulla trasmutazione e sulla crescita. Coltivare queste narrazioni è un gesto radicale.
Il fuoco scoppietta e le storie rinascono, ci radicano. DeJesus Moleski si ricollega a una discendenza che sussurra, sino a gridare in colori saturi; E se sopravvivessimo? Senti il fruscio della palla da basket, le sneakers che squittiscono, le ossa che scricchiolano come una foresta di alberi. Rose crescono tra le spine. Occhi testimoniano e orecchie assorbono.
Le ossa sono sacre e il sacrificio supremo si avvolge tra l’abbondante carne delle figure. DeJesus Moleski ci spinge audacemente all’esercizio di re-immaginare ciò che è andato perduto a dispetto della continua attribuzione di genere e della razzializzazione imposta dallo sguardo del colonizzatore. Qui c’è una queernessche non ha da scusarsi; i corpi femme sono origini collettivizzate, sono ciò di cui dobbiamo fare casa, una porta che dobbiamo chiamare casa, anche se desideriamo ardentemente qualcosa di più, qualcosa il cui nome è andato perduto e l’innominabile ci perseguita.
La fantasia e la spiritualità vengono usate come una forza fondativa, mentre la vita e la morte si rivoltano in ogni immagine. Attraverso il colore e il simbolo, Moleski ci ricorda che i Caraibi, in particolare l’isola di Portorico, sonosopravvissuti. È più che un ricettacolo per il piacere della gente, più di una mutazione di gioia e stravaganza; è anche un luogo di passaggio di mezzo, di saccheggio, di lutto e annientamento. Il suo lavoro registra storie reali attraverso elementi fantastici, in cui il banale e il profondo si presentano nello stesso momento; il respiro prima della tempesta e la tempesta stessa. Distruzione e rovina sono presenti, sempre sposate con lo spirito.
Ecco come è una tempesta da dentro. Gocce di pioggia cadono come unghie che schioccano una contro l’altra. La dea dei cieli si muove velocemente e sente se stessa, si dimena, si stira e sospira, lascia che i suoi capelli accompagnino il movimento dei suoi fianchi. Non stupisce che una tempesta dannatamente bella appaia come una resa dei conti, una pulizia radicale, una libertà dall’interno verso l’esterno.
Ogni cellula di questo corpo ascolta, ascolta, ascolta. Si sforza per essere udita quando ciò che può fare ciascun follicolo è ascoltare. Dì casa. Dì stanca. Dì grazia.
La Genesi femme trattiene il suo respiro.
Il giorno viene.
Amaryllis DeJesus Moleski (1985, Bordeaux) vive e lavora a Brooklyn, New York. L’artista afro-portoricana si è formata alla Yale School of Art. Più recentemente è stata coinvolta nella mostra collettiva “Women to the Fore” dell’Hudson River Museum (Yonkers, New York), mentre nel 2021 i suoi lavori verranno esposti al Phoenix Art Museum e alla The Cue Foundation (New York). Inoltre, è tra gli artisti selezionati da El Museo del Barrio a New York per la mostra STAMOS BIEN: LA TRIENAL 20/21 dedicata all’arte contemporanea Latinx.
Said the Rainbow to the Grave
Amaryllis DeJesus Moleski
Luce Gallery
Torino, dal 29 ottobre al 22 dicembre 2020
La mostra è stata prorogata ed è visibile on-line con l’introduzione dell’artista: www.lucegallery.com/video.php
Largo Montebello 40
Orari: da martedì a venerdì, 15.30 - 19.30
+39 011 18890206
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Instagram: lucegallery
Facebook: Luce Gallery
Ufficio Stampa: THE KNACK STUDIO
Tamara Lorenzi
tamara@theknackstudio.com
+39 347 0712934
info@theknackstudio.com
www.theknackstudio.com
Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, gouache, watercolor, acrylic, cut paper, graphite, colored pencil and airbrush on paper, sheet size 162 x 106.9 cm (63.7 x 42 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, detail, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, A new petition for the good and dead, 2020, gouache, watercolor, graphite and colored pencil on paper, sheet size 76.1 x 57.9 cm (29.9 x 22.7 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Philosopher’s stone (exorcism in utopia), 2020, gouache, watercolor and holographic vinyl on paper, sheet size 76.1 x 57.9 cm (29.9 x 22.7 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, A body is a portal you can’t close, 2020, gouache, acrylic and colored pencil on paper, sheet size 157 x 122.4 cm (61.8 x 48.1 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, The Ref (patron ghost of no no no), 2020, gouache, watercolor, acrylic, cut paper, graphite, colored pencil and airbrush on paper, sheet size 174.1 x 124 cm (68.5 x 48.8 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Patron Ghost of Open Skies (Thunderclap!), 2020, gouache, acrylic, cut paper, colored pencil and airbrush on paper, sheet size 122.4 x 213.6 cm (48.1 x 84 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Its what heals us, its what haunts us - part 1, 2020, gouache, watercolor, marker and colored pencil on paper, sheet size 145.9 x 114.1 cm (57.4 x 44.9 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Its what heals us, its what haunts us - part 2, 2020, gouache, watercolor, marker and colored pencil on paper, sheet size 145.9 x 114.1 cm (57.4 x 44.9 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
SAID THE RAINBOW TO THE GRAVE
AMARYLLIS DEJESUS MOLESKI
LUCE GALLERY
Torino
dal 29 ottobre al 22 dicembre 2020
Exhibition view, Said the Rainbow to the Grave, Amaryllis DeJesus Moleski’ solo show, Luce Gallery, Turin, 2020, Photo Andrea Ferrari, Courtesy the artist and Luce Gallery
Amaryllis DeJesus Moleski, I was not a person, I was a place, 2020, gouache, watercolor, acrylic, cut paper, graphite, colored pencil, and airbrush on paper, sheet size 79.6 x 123.4 cm (31.3 x 48.5 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
A Torino, dal 29 ottobre al 22 dicembre 2020, Luce Gallerypresenta la mostra personale “Said the Rainbow to the Grave” di Amaryllis DeJesus Moleski.
L’artista afro-portoricana si interroga sulla rappresentazione di donne - queer, femme, brown e nere -, che a lungo sono state escluse dalla narrativa artistica dominante.
Interessata al simbolismo delle immagini, ma anche appassionata di storie fantastiche e mitologia, Amaryllis DeJesus Moleski dipinge e disegna figure femminili del futuro che formano un linguaggio visivo con cui raccontare creazioni terrene e cosmiche.
Nelle opere corpi sinuosi con un terzo occhio si congiungono ad elementi terreni, come arcobaleni, pioggia, pietre, ossa, fiori e tuoni. Il suo immaginario dai colori iridescenti e fluorescenti si ispira a illustrazioni alchemiche, religiose, spirituali e antiche, concepite per essere lette come testi.
Said the Rainbow to the Grave
Amaryllis DeJesus Moleski
Exhibition text by Adeeba Afshan Rana, poet
Amaryllis DeJesus Moleski si concentra su ciò che sentiamo, ma non possiamo vedere. L’iridescenza metallica e i colori fluorescenti scintillano, illuminando un piano di sopravvivenza che fa rivivere le mitologie antiche. Said the Rainbow to the Grave esamina e modifica i nostri punti di riferimento e i nostri simboli per ciò che significa essere umani. L’arcobaleno urge, si riallaccia alle storie dei Taino che parlano di riconoscimento e punizione. La storia chiede di essere nominata.I fantasmi sono in carne e autonomi, parlano all’indicibile che è anche la fine.
Dalle montagne e lune, alle rose e riflessi di luce, DeJesus Moleski considera l’arcobaleno come un ponte che collega la tradizione, la terra e la dimensione spirituale. Ha accuratamente evocato un linguaggio di spiriti e retaggio, ricordandoci come la creazione sia molto più lenta del consumo. Il suo lavoro ripiega il tempo e la curatela sulla trasmutazione e sulla crescita. Coltivare queste narrazioni è un gesto radicale.
Il fuoco scoppietta e le storie rinascono, ci radicano. DeJesus Moleski si ricollega a una discendenza che sussurra, sino a gridare in colori saturi; E se sopravvivessimo? Senti il fruscio della palla da basket, le sneakers che squittiscono, le ossa che scricchiolano come una foresta di alberi. Rose crescono tra le spine. Occhi testimoniano e orecchie assorbono.
Le ossa sono sacre e il sacrificio supremo si avvolge tra l’abbondante carne delle figure. DeJesus Moleski ci spinge audacemente all’esercizio di re-immaginare ciò che è andato perduto a dispetto della continua attribuzione di genere e della razzializzazione imposta dallo sguardo del colonizzatore. Qui c’è una queernessche non ha da scusarsi; i corpi femme sono origini collettivizzate, sono ciò di cui dobbiamo fare casa, una porta che dobbiamo chiamare casa, anche se desideriamo ardentemente qualcosa di più, qualcosa il cui nome è andato perduto e l’innominabile ci perseguita.
La fantasia e la spiritualità vengono usate come una forza fondativa, mentre la vita e la morte si rivoltano in ogni immagine. Attraverso il colore e il simbolo, Moleski ci ricorda che i Caraibi, in particolare l’isola di Portorico, sonosopravvissuti. È più che un ricettacolo per il piacere della gente, più di una mutazione di gioia e stravaganza; è anche un luogo di passaggio di mezzo, di saccheggio, di lutto e annientamento. Il suo lavoro registra storie reali attraverso elementi fantastici, in cui il banale e il profondo si presentano nello stesso momento; il respiro prima della tempesta e la tempesta stessa. Distruzione e rovina sono presenti, sempre sposate con lo spirito.
Ecco come è una tempesta da dentro. Gocce di pioggia cadono come unghie che schioccano una contro l’altra. La dea dei cieli si muove velocemente e sente se stessa, si dimena, si stira e sospira, lascia che i suoi capelli accompagnino il movimento dei suoi fianchi. Non stupisce che una tempesta dannatamente bella appaia come una resa dei conti, una pulizia radicale, una libertà dall’interno verso l’esterno.
Ogni cellula di questo corpo ascolta, ascolta, ascolta. Si sforza per essere udita quando ciò che può fare ciascun follicolo è ascoltare. Dì casa. Dì stanca. Dì grazia.
La Genesi femme trattiene il suo respiro.
Il giorno viene.
Amaryllis DeJesus Moleski (1985, Bordeaux) vive e lavora a Brooklyn, New York. L’artista afro-portoricana si è formata alla Yale School of Art. Più recentemente è stata coinvolta nella mostra collettiva “Women to the Fore” dell’Hudson River Museum (Yonkers, New York), mentre nel 2021 i suoi lavori verranno esposti al Phoenix Art Museum e alla The Cue Foundation (New York). Inoltre, è tra gli artisti selezionati da El Museo del Barrio a New York per la mostra STAMOS BIEN: LA TRIENAL 20/21 dedicata all’arte contemporanea Latinx.
Said the Rainbow to the Grave
Amaryllis DeJesus Moleski
Luce Gallery
Torino, dal 29 ottobre al 22 dicembre 2020
La mostra è stata prorogata ed è visibile on-line con l’introduzione dell’artista: www.lucegallery.com/video.php
Largo Montebello 40
Orari: da martedì a venerdì, 15.30 - 19.30
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Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, gouache, watercolor, acrylic, cut paper, graphite, colored pencil and airbrush on paper, sheet size 162 x 106.9 cm (63.7 x 42 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, detail, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, A new petition for the good and dead, 2020, gouache, watercolor, graphite and colored pencil on paper, sheet size 76.1 x 57.9 cm (29.9 x 22.7 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, A body is a portal you can’t close, 2020, gouache, acrylic and colored pencil on paper, sheet size 157 x 122.4 cm (61.8 x 48.1 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, The Ref (patron ghost of no no no), 2020, gouache, watercolor, acrylic, cut paper, graphite, colored pencil and airbrush on paper, sheet size 174.1 x 124 cm (68.5 x 48.8 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Patron Ghost of Open Skies (Thunderclap!), 2020, gouache, acrylic, cut paper, colored pencil and airbrush on paper, sheet size 122.4 x 213.6 cm (48.1 x 84 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Its what heals us, its what haunts us - part 1, 2020, gouache, watercolor, marker and colored pencil on paper, sheet size 145.9 x 114.1 cm (57.4 x 44.9 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, Its what heals us, its what haunts us - part 2, 2020, gouache, watercolor, marker and colored pencil on paper, sheet size 145.9 x 114.1 cm (57.4 x 44.9 inches), Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari